Salvatore Santuccio, "Uno Stato nello Stato". Sette segrete, complotti e rivolte nella Sicilia di primo Ottocento, Bonanno, Acireale 2020.
L’itinerario
rivoluzionario che portò all’Unità d’Italia è cadenzato da movimenti incerti e
da tratti ancora oscuri spesso rintracciabili decenni prima nei meandri della
formazione delle sette segrete. In associazioni come la massoneria e
soprattutto la carboneria si ebbe l’incontro e lo scontro di quelle ideologie
politiche che permisero alle diverse classi sociali di entrare nel dibattito
istituzionale con evidenti differenze finalistiche ma con un unico intento: il
cambiamento in senso partecipativo. Il volume intende proporre l’analisi della
complessità del sistema settario che fece esplodere i moti rivoluzionari del
1820 in Sicilia, partendo dal delineare la delusione per le mancate riforme
promesse dai Borbone, amplificata dalle novità politiche assorbite dagli
influssi giacobini e, ancor più, dalla “dominazione” inglese.
La proliferazione
delle sette segrete ebbe come forte impulso proprio il mancato
coinvolgimento al processo politico della nascente classe borghese ma, se la
massoneria era presente in molte città dell’Isola è con la carboneria che
troviamo quel braccio armato che darà il là alle rivendicazioni. Nei fatti i
siciliani cominciano a ribellarsi quando capirono che la riforma amministrativa
del 1817 solo apparentemente proponeva un decentramento amministrativo, ma di
fatto accentrava ancora di più il potere nelle mani di un complesso sistema
burocratico. Un esempio di questa tensione, che da subito si ebbe tra i diversi
novelli organi istituzionali, lo possiamo sicuramente trovare nel fenomeno che
vide spesso molte città siciliane prive di candidature a sindaco. Se tale
carica era diventata elettiva (seppur attraverso liste di idonei approvate dal
Governo) per dare un segnale di coinvolgimento della nascente borghesia locale,
tuttavia il primo cittadino fu reso “ope legis” responsabile personalmente di
eventuali ammanchi di cassa del comune, così alle nuove elezioni se vi fosse
stato un problema di bilancio, l’ex sindaco sarebbe stato responsabile civilmente
e penalmente, così nessuno si proponeva per tali elezioni. In questo clima e con
queste riflessioni si apriranno le vendite carbonare e l’affiliazione non sarà
rivolta solo ad una élite borghese ma ad ogni categoria sociale, un fenomeno
che man mano mostrerà al suo interno numerose divisioni tendenti, spesso, a
raggiungere obiettivi dettati da interessi locali o personalistici. Proprio per
questo, presto, l’Isola si troverà divisa sostanzialmente in due: da una parte
Messina, Catania e Siracusa che si vedranno unite nell’abbracciare gli ideali
della carboneria continentale a seguito della riforma amministrativa che le
aveva rese intendenze con pari dignità all’ex capitale Palermo, mentre
dall’altra troviamo proprio Palermo che, al contrario, dovendo sopportare un
forte declassamento sia nell’immagine che nel potenziale economico, cominciò
una dura lotta contro Napoli spingendo la locale carboneria verso ideali
contrapposti. A dimostrazione di questo sistema verranno proposti manoscritti e
memoriali inediti redatti dai protagonisti o da commentatori contemporanei agli
eventi dove vedremo si muoveranno le vicissitudini delle vendite carbonare sia
in preparazione della rivolta del 1820 che nei momenti successivi.
Le trame politiche inneggianti
all’indipendenza, gli intrighi governativi e l’attività cospirativa e
anticospirativa, permetteranno di evidenziare le complesse motivazioni che vedranno
la Sicilia diventare quel laboratorio politico indispensabile per le successive
rivolte democratiche contro l’autorità governativa che esploderanno nel 1837 e nel
1848, fino a giungere all’unità d’Italia. Il testo è composto da sei capitoli:
il primo delinea i caratteri generali della diffusione della carboneria in
Europa e nel meridione d’Italia nel primo ventennio dell’Ottocento; il secondo
si sofferma sulla Sicilia governata prima dall’amministrazione inglese e poi in
preda al fallimento delle riforme filo francesi della “monarchia amministrata”;
il terzo affronta l’origine della carboneria in Sicilia; il quarto propone una
lettura della rivolta del ’20 attraverso inediti manoscritti; il quinto esamina
il linguaggio dei carbonari; il sesto descrive la scoperta governativa delle
dinamiche carbonare e la repressione. Il quadro che esce fuori da questa
analisi se da un lato vede le diverse società segrete contribuire ad avviare
un vero dibattito ideologico sul cambiamento istituzionale, che dopo la
rivoluzione francese oramai infiammava politicamente l’intera Europa, e che si
rivolgeva ad una distribuzione più democratica del potere, dall’altro tutto ciò
si scontra con la realtà dei fatti rappresentata da interessi localistici
portando la stessa rivolta del 1820 ad implodere miseramente, contribuendo a
far deflagrare conflitti interni.
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