Queste parole vennero pronunciate pubblicamente dal conte di Cavour nella seduta del Parlamento di Torino l’11 ottobre del 1860. Il regno di Francesco II, sebbene agonizzante, era ancora in piedi; l’assedio di Gaeta neppure incominciato, quando il grande statista torinese uscì pubblicamente allo scoperto. Roma, il sogno degli italiani, il simbolo della conquista assoluta della libertà di un popolo che aveva da poco iniziato a costituirsi, metteva d’accordo tutti: repubblicani, democratici o liberali che fossero.
Il primo ministro sardo aveva espresso, di fronte al mondo intero, un concetto profondamente italiano: senza Roma l’Italia non si sarebbe potuta costituire. Quello però che per molti era un sogno, per il conte di Cavour si trasformò presto in una incontenibile, irrefrenabile ossessione. Un pensiero fisso, potremmo dire, che trascinò tutta la sua azione politica da quell’11 di ottobre fino alla sua morte.
Ci sono pagine di storia che non possono essere lette. Pagine che non sono nei libri o che, come fossero fogli ancora intonsi chiusi nel grande libro della storia, per essere sfogliate attendono una mano che le separi con un paziente movimento di tagliacarte. E’ questo il caso della intrigata e affascinante vicenda raccontata da Cristiano Morucci nell’Ultimo segreto di Cavour dove l’autore, con l’aiuto dello stesso conte e di un suo fidatissimo e famoso collaboratore, conduce il lettore alla scoperta delle vicende che segnarono gli ultimi mesi di vita del primo ministro.
Il libro di Morucci non racconta una storia, piuttosto è storia raccontata come fosse un romanzo. Una storia di potere e di corruzione, dove interessi personali,
pregiudizi e gelosie si intrecciano e scrivono una delle pagine meno conosciute del nostro Risorgimento.
Il libro, edito dalla casa editrice torinese “Robin Edizioni – Biblioteca del Vascello” è disponibile nei principali online store (Feltrinelli, Mondadori, Ibs libri, Amazon ecc.).
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