“... prudenza e audacia
Ammiraglio, siamo alla crisi. Faccia quanto può per far scoppiare il moto in Napoli prima dell’arrivo di Garibaldi, se poi questi arriva prima di questo,
prenda senza esitazione il comando di tutte le forze navali tanto del
continente quanto della Sicilia; andando d’accordo
col Generale; ma anche senza il suo consenso se ciò è necessario...”.
Camillo Benso, Conte di Cavour
Persano invece viene solo marginalmente legato alla rivoluzione siciliana e all'epopea garibaldina del ’60, laddove ebbe indiscutibilmente un ruolo di primo piano dopo la partenza dei garibaldini dallo scoglio di Quarto.
Dopo la battaglia di Lissa, Persano, allora Senatore del Regno d’Italia,
venne accusato per la clamorosa debacle subita dalla flotta italiana nell’Adriatico, tanto da essere condannato, nel gennaio del
1867, dall’Alta Corte di Giustizia, non solo alla perdita del grado e
delle decorazioni ma anche a quella della pensione. Si trattò naturalmente anche di un grave danno economico e di immagine per l’ex Ammiraglio, tenendo conto del fatto che non fu né l’unico né il principale responsabile della sconfitta! Non
è necessario dunque essere troppo maliziosi per supporre che il pessimo trattamento
e l’assoluta irriconoscenza subiti lo spinsero a pubblicare, pochi anni dopo, il suo interessantissimo diario, nel quale rivela
molti dei retroscena delle trame cavouriane e dell’azione dei Comitati d’Ordine e d’Azione a Napoli nell’estate del ’60.
Le rivelazioni del comandante
vercellese portano infatti alla luce molti particolari della strategia messa in campo ai
danni di Francesco II da parte del conte di Cavour che, con la complicità di alcuni personaggi di corte molto vicini all’ignaro Re di Napoli, tentò di
conquistare la capitale meridionale prima dell’arrivo
di Garibaldi e del suo esercito di volontari. Persano decise di rendere
pubblico il suo diario solo in seguito alla pubblicazione degli scritti di
Agostino Bertani e dell’epistolario di Giuseppe La
Farina, sostenendo - in un tentativo alquanto maldestro di giustificare la sua opera - che non avrebbe
potuto fare diversamente: insomma, le sue memorie erano scritte non per vendetta, ma
come atto dovuto verso la Storia. Tuttavia la verità è un po’ diversa: l’Ammiraglio volle ripagare con la stessa moneta un Paese che
lo aveva messo alla porta senza pensarci due volte, irriconoscente dei “servigi” da lui resi alla patria.
Il diario di Carlo Pellion
di Persano è dunque un’opera certamente priva di particolare valore stilistico,
scritta in modo semplice, diretto, essenziale, ma che
riveste un'importanza documentaria fondamentale:una
lettura da non perdere per gli appassionati del nostro Risorgimento.
Il libro venne pubblicato per la prima volta nel 1870. L’edizione definitiva, rivista e ampliata dall’autore, uscì dieci anni più tardi (Torino, Roux e Favale – 1880).
Il libro venne pubblicato per la prima volta nel 1870. L’edizione definitiva, rivista e ampliata dall’autore, uscì dieci anni più tardi (Torino, Roux e Favale – 1880).
La ristampa è oggi acquistabile presso i principali online store,
e disponibile sul web anche in versione gratuita per la lettura.
Buona
lettura, Cristiano
Morucci
Nessun commento:
Posta un commento